L'invenzione dell'Occidente by Alessandro Vanoli

L'invenzione dell'Occidente by Alessandro Vanoli

autore:Alessandro Vanoli [Vanoli, Alessandro]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: i Robinson / Letture
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2024-05-15T00:00:00+00:00


Interludio: misurare latitudine e longitudine

Una breve fondamentale considerazione prima di proseguire. Agli inizi del Cinquecento definire e misurare lo spazio in navigazione era ancora una questione decisamente complicata e non ancora così precisa come si sarebbe desiderato.

Già da molto tempo, i navigatori spagnoli e portoghesi (e ovviamente anche i genovesi come Colombo) erano in grado di misurare la latitudine calcolando l’altezza sull’orizzonte della stella polare o quella del sole al mezzogiorno locale38. Sapevano che la stella polare non coincideva esattamente con il polo celeste, ma che ruotava in ventiquattro ore attorno ad esso con un raggio angolare di 3,5 gradi. Le misure delle altezze le calcolavano con il quadrante o con l’astrolabio nautico. Entrambi gli strumenti si basavano sul principio del filo a piombo che determina la verticale e quindi l’orizzonte locale: nel quadrante il filo a piombo è realmente presente sullo strumento, mentre nell’astrolabio è lo strumento stesso che ha il ruolo di “filo a piombo” e che per funzionare in tal senso deve essere tenuto sospeso per l’anello superiore. Le scale di entrambi gli strumenti erano graduate generalmente sino al mezzo grado ed era possibile pertanto raggiungere una precisione di un quarto di grado. Il vero problema era che in navigazione, con l’effetto dei movimenti dell’imbarcazione, la lettura si presentava quasi sempre molto difficile e si stima che non si riuscisse a ridurre l’errore al di sotto del mezzo grado.

In ogni caso tra XV e XVI secolo erano ancora pochi i navigatori che facevano uso della latitudine e per lo più la utilizzavano per integrare la “navigazione stimata”. Si trattava in sostanza di una sorta di navigazione mista dove la latitudine forniva un modo per seguire con maggior sicurezza i paralleli che assumevano in pratica il ruolo di “corsie preferenziali”39.

La misura della longitudine era molto più difficile, praticamente impossibile. I navigatori tra il XV e il XVI secolo non riuscirono mai ad effettuare misure attendibili. Sia chiaro, la teoria la conoscevano: sapevano che avrebbero dovuto misurare in qualche modo il ritardo del loro mezzogiorno locale rispetto a quello della località di riferimento, stabilito in quello dell’arcipelago delle Canarie. Ma la misura di questo ritardo avrebbe richiesto la disponibilità di un orologio estremamente preciso che mantenesse un errore molto ridotto per tempi lunghissimi: una condizione che si sarebbe verificata solo alla fine del Settecento con le spedizioni di James Cook nel Pacifico.

Quello che possiamo scorgere attraverso le grandi mappe prodotte in quel periodo è dunque il prodotto di un intreccio tra il sapere erudito costruito sui libri e l’esperienza diretta. I profili delle coste che vi sono disegnati erano quelli effettivamente noti ai naviganti, ma le coordinate geografiche, la latitudine e la longitudine, erano per lo più applicate a posteriori, in base a calcoli a cui spesso non erano estranei gli interessi politici. Questo divenne un punto nodale soprattutto per la longitudine; e in particolare per il calcolo della posizione delle Molucche, che era ormai al centro dello scontro tra spagnoli e portoghesi40.



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